Orchidee in uliveto che non viene zappato da 21 anni: a tutti gli effetti si creano le condizioni di un prato stabile che ospita tante comunità di erbe selvatiche quante sono le varie condizioni di umidità, tipologia ed esposizione del suolo.
Per garantire la conservazione delle orchidee nei prati stabili coltivati, come l'uliveto in esame, da cui le foto allegate, è preferibile sfalciare non prima di metà giugno o comunque dopo il disseccamento naturale delle orchidee.
In Abruzzo tutte le orchidee, dalle più comuni alle più rare, sono specie protette, di cui è vietata la raccolta e la distruzione.
In foto, in ordine, scendendo: Orchis italica (1 solo esemplare – mai visti prima in zona), Ophrys apifera (circa 15 esemplari trovati 0,25 ettari dell’uliveto), Orchis purpurea, specie ben più comune (più di 40 esemplari in 0,25 ettari di uliveto).
Pensate a chi diserba gli uliveti e i campi coltivati ed elimina tutto il potenziale floristico locale creando quello sterile effetto di campo nudo-terra bruciata…Ora pensate che il diserbo si sta diffondendo tantissimo negli uliveti e vigneti: intere aree si stanno impoverendo di flora e fauna e lo vedete poi nelle poche specie di insetti presenti e nella densità sempre più esigue delle poche specie di uccelli nidificanti.
NO AL DISERBO! MENO CHIMICA C’E’ IN AGRICOLTURA E PIU’ C’E’ VITA, ALTA BIODIVERSITA’...E SALUTE UMANA!
COME GESTIRE UN ULIVETO IN MODO PIU' NATURALISTICO? E LA PRODUTTIVITA' VIENE INFLUENZATA?
Nella gestione dell'uliveto (e dei frutteti in generale) l'attenzione sta nel periodo degli sfalci e nell'evitare erbicidi e pesticidi . Non si tratta di lasciare il terreno abbandonato ma semplicemente e solamente sfalciato meccanicamente o col decespugliatore, dopo le sfiorite della maggior parte delle specie, di solito a fine giugno. Se si ha esigenza di tagliare l'erba per la ricrescita esuberante a causa della concimazione, una buona pratica è tagliare solo per un raggio di circa 2 metri attorno ad ogni pianta di ulivo e rimandare lo sfalcio a raso su tutto il terreno al termine di tutte le fioriture di tutte le piante di campo (se necessario), così da prolungare i servizi ecologici che un ecosistema a prato offre agli animali.
Il massimo sarebbe effettuare lo sfalcio sotto le piante e tagliare tutto il resto a fine settembre, inizi ottobre, di modo da avere l'erba tagliata solo per posizionare le reti per la raccolta delle olive.
Nel mio uliveto semplicemente con la gestione degli sfalci, da ormai 21 anni, c'è un patrimonio di biodiversità vegetale (e di conseguenza animale) che non ha eguali in tutta la zona. Si è creato un effetto "rifugio" e "serbatoio" per molte specie ormai rare o sparite nell'agricoltura industriale.
La produzione dell'uliveto non è influenzata in modo significativo. Ciò che influenza la produzione sono i cicli naturali delle piante, legati agli eventi meteorologici e alla concimazione, di cui si devono evitare gli eccessi e gli scoli sul resto del terreno perché la nitrificazione del terreno tende a banalizzarlo in termini di numero di specie vegetali: se ne avvantaggiano poche specie e molto diffuse...In fine, la pratica del non zappare-fresare gli uliveti è quella sostenuta dalla maggior parte degli agronomi. Per chi volesse non rinunciare alla fresatura, basta effettuarla, molto superficiale, solo attorno alle piante d'ulivo.
Blog da citare:
CericolAmbiente&Natura sostiene l'agricoltura naturalistica e biologica e offre la sua consulenza per lo studio e la conservazione della biodiversità, fornendo tra le altre, anche le modalità di gestione dei campi coltivati e dei giardini, atte a conservare la biodiversità.
Testo e foto di Sante Cericola